mercoledì 11 luglio 2012

SLOW PAINTING Roma week-end 21/22 luglio


 intervista ad Ernesto e Marianne
in cui raccontano la loro collaborazione e il loro metodo d’insegnamento creativo basato sull’integrazione di tecniche artistiche e dei strumenti della meditazione.

Marianne: I workshops che conduciamo insieme sono esperienze artistiche ideate per stimolare la creatività delle persone a partire di una metodologia integrata che mette insieme l’arte, la creatività e la presenza mentale, per dare alle persone l’opportunità di attingere liberamente a nuove parti di se stessi e di riscoprire la loro anima creativa attraverso tecniche specifiche che si basano sui processi immaginativi, sul flusso creativo e sulla pratica della concentrazione. Alcuni tipi di meditazione consentono di riportare l’attenzione all’interno e di sviluppare la presenza mentale, permettendoci di entrare nel processo di creazione con naturalezza e consapevolezza e di spostarsi in uno spazio di possibilità e di esplorazione, spogliandoci gentilmente dalle aspettative e dei preconcetti che avrebbero inibito quella nostra parte espressiva. L’osservazione del ritmo del respiro, delle sensazioni corporei e del flusso dei pensieri crea uno stato di apertura e di spazio, condizioni ideali per sperimentare la creatività senza ansia da prestazione.
­Ernesto: Questo progetto è nato con Marianne, quando abbiamo deciso di unire le nostre competenze ed esperienze di vita in un percorso unico. Lei come counselor  e creative coach lavora con clienti e gruppi attraverso un approccio di     “creative flow”, di pittura intuitiva e di arte terapia, ed io come artista e pittore di mestiere, abbiamo voluto unire le forze per presentare un percorso che integrasse l’arte e la meditazione. La concentrazione e la presenza mentale sono strumenti che consentono di risvegliare gli aspetti creativi addormentati. Abbiamo abbinato diverse tecniche legate alla pittura e al colore allo strumento della concentrazione per aprire nuove strade creative.  

Come interviene la creatività in questo percorso?
Marianne: La creatività è una parola davvero caleidoscopica: la creatività è un processo che fa incontrarsi elementi eterogenei, è un ciclo che porta il seme a trasformarsi in un albero, è un flusso che ci trasporta da un punto all’altro, un approccio alla vita. È la nostra capacità ad andare oltre l’ovvio, a manifestare il nuovo, a tirare fuori risorse insospettate, a mettersi in gioco in ogni attimo, a risolvere le situazioni. In un certo senso, l’Arte è una grande metafora, ci fa entrare in uno spazio di possibilità, dove tutto può cambiare e trasformarsi da un momento in qualcos’altro. Utilizziamo un metodo che mette insieme il linguaggio dei colori e una palette di varie tecniche per esprimere il nostro mondo interiore, che ci porta nella dimensione del gioco in modo da superare le paure e le inibizioni e da lasciare la riva per navigare fino un luogo ignoto per scoprire nuovi territori ed arricchire la nostra gamma espressiva.  

Che tipo di tecniche di meditazione utilizzate nei vostri workshops?
Marianne: con Ernesto abbiamo percorsi di vita diversi e quindi utilizziamo approcci complementari alla meditazione: Ernesto è legato alla meditazione zen e vipassana ed io alla meditazione creativa e all’immaginazione guidata, come viaggio interiore che ci mette a contatto con la parte più profonda e fertile di noi stessi. Ci accomuna l’importanza che diamo all’osservazione delle sensazioni e all’esperienza del respiro. Guidare una meditazione a due voci, maschile e femminile, consente anche un maggior equilibrio energetico all’interno del gruppo. L’osservazione passiva è uno strumento efficace per fare spazio dentro di noi, per riconoscere i pensieri ricorrenti e limitanti che ci impediscono di fluire con ciò che accade dentro e fuori di noi e per diventare consapevoli dei nostri meccanismi automatici. 
Essendo fortemente collegata con la nostra capacità di ricevere i segnali del mondo e di trasmettere, la creatività ci richiede di “fare spazio”, di ascoltare per esprimere, e per questo bisogna sviluppare la capacità di aprirsi. Spesso siamo alle prese con la nostra difficoltà a lasciarsi andare e ci attacchiamo all’idea che ci siamo fatti di noi stessi, incatenati dall’abitudine di giudicare, paragonare e voler controllare tutto. Nella pittura, bisogna saper dare voce all’intuito, attivare gli organi sensoriali per esprimersi con il gesto, con l’emozione, con il corpo, senza voler per forza raggiungere qualche risultato; riconoscere il ruolo limitante dell’aspettativa e superare le proprie barriere osando sperimentare le possibilità  offerte dalla pittura.  Se vogliamo essere creativi, bisogna vivere il processo creativo della pittura con fiducia, per puro piacere, abbandonandosi al gioco.

In che modo la meditazione si integra con la pittura?
Ernesto: La meditazione è uno strumento che consente di scoprire livelli di profondità,  di andare li dove i pensieri scorrono, dove possiamo osservarli in qualità di puri testimoni, in modo da liberarci dalla stretta dell’ego e dimenticarsi di noi stessi. Nel momento in cui lasciamo perdere l’ego, inteso come l’idea che ci facciamo di noi stessi, allora possiamo entrare nel mistero, nel vuoto fertile, ed in quel momento può accadere la creatività, l’arte, possiamo avere uno sguardo diverso sulle cose. Attraverso la meditazione cerchiamo di approfondire un percorso e possiamo provare sensazioni nuove riguardo a chi siamo. Le meditazioni che pratichiamo nei workshops sono collegate alla sensazione di unità e di interconnessione con il mondo: da li, cerchiamo di far venire fuori la creatività attraverso diverse tecniche artistiche, e tutto fluisce perché la meditazione entra nella pittura. È un’arte incentrato sul respiro, sull’essere presente, sul qui ed ora.  

Quali sono i benefici di questo percorso per i partecipanti?
Ernesto: Partiamo dal principio che non c’è niente di giusto o di sbagliato. Le consuete categorie del giudizio, del bello e del brutto, svaniscono in un contesto di ricerca interiore. Utilizziamo l’arte non tanto per diventare artisti nel senso accademico del termine, ma per diventare artisti della propria vita, per essere creativi in ogni attimo. È per questo che le persone non hanno bisogno di competenze specifiche per partecipare, perché l’arte è uno strumento. Il linguaggio pittorico è uno dei primi linguaggi con cui entriamo a contatto quando siamo bambini, e poi ad una certa età, questo percorso si blocca, si addormenta o si perde, però la pittura rimane un linguaggio che abbiamo conosciuto e che ci appartiene, anche se poi scegliamo di svilupparne altri. Cerchiamo di risvegliare quel linguaggio conosciuto ed assopito, il linguaggio visivo. Per quanto riguarda la meditazione, si tratta di una tecnica molto utile ed accessibile a tutti, perché lavoriamo sul piano del cuore, delle emozioni e non dell’intelletto. Da noi le persone vengono per approfondire un percorso personale e per scoprire i loro aspetti creativi, per diventare artisti della propria vita.  

Che significa essere un “ artista della propria vita”?
Ernesto: La parola “ artista” è stata tantissimo usata e il suo significato ha subito molte variazioni nei secoli. Il senso che diamo a questa espressione è che esiste per ognuno di noi la possibilità di essere creativi in ogni cosa che facciamo. La creatività non è specificamente legata a ciò che facciamo. Può essere che un’opera d’arte abbia della creatività ma possiamo trovare la stessa creatività nella nostra vita quotidiana, nel cucinare, nell’essere insieme alla persona che amiamo o nel nostro lavoro. Possiamo essere creativi in tantissime situazioni e modi. Avviene nell’arte per chi è collegato con la dimensione visiva, avviene nella musica per chi ha sviluppato la parte sonora. È fondamentale essere creativi oggi per essere più presenti, per poter fare delle scelte, per poter entrare in sintonia con ciò che ci accade, con l’impermanenza della vita. Possiamo essere artisti della propria vita in ogni attimo di tempo.

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